Mea culpa in salsa olandese



Ebbene si...
Sto trascurando il blog...Ma in realtà sto trascurando un sacco di roba.
Potrei addossare la colpa agli esami (che pure hanno qualche colpa).
In realtà la colpa è della miriade di rogne, contro-rogne e accadimenti rilevanti che sono avvenuti in questi giorni...
E delle meditazioni che  ne conseguono.

Ma siccome è bene anche sgombrare il campo dai pensieri ogni tanto, l'occasione di qualche giorno nella terra degli olandesi è cascata a pennello...
Ed eccomi dunque qui, live from Eindhoven, a meravigliarmi di come gli olandesi siano simili ai vichinghi. Un po' più "continentali", certamente, ma comunque della stessa pasta.
Stesso tempo ballerino (ho una teoria : il tempo atmosferico influenza la psiche complessiva delle nazioni...), stessa passione smodata per le due ruote, stesse statuarie bellezze locali, stesso senso civico.

Solo che parlano peggio e mangiano finanche peggio., secondo me.
Il neerlandese è un oggetto misterioso che ricorda vagamente il tedesco ma che in realtà, pieno come è di doppie vocali e di parole simili tra di loro, per la prima volta mi ha messo in difficoltà finanche coi cartelli. Certo, anche il pizzicagnolo parla inglese, ma l'inglese con accento dutch è francamente atroce.
Non pensavo l'avrei mai detto : mi manca già la prosodia dello svedese!

Da buon italiano, ho sempre la bella idea di confrontare tutto con il cibo che incontro con quello mediterraneo. E i risultati sono ovviamente scritti in partenza. Ma le immangiabili zuppe locali e alcuni strani accoppiamenti culinari (carne + salsa caramellata), hanno elevato la cucina vichinga a livelli mai giunti prima.
 In compenso l'abuso, al limite della tossicodipendenza, della cannella nella cucina svedese è leggermente più contenuto in quella locale. Ma comunque la mettono dappertutto.

Chiude il sunto la quantità di industriale di caffè e biscottini che ingurgitano quotidianamente e .

Avviso ai naviganti : a parte il (semi)shock di poter ri-usare l'euro (mi ci stavo disabituando), c'è lo shock (quello intero, però) di trovare i supermercati olandesi molto più economici di quelli svedesi (sai che novità)  e finanche di quelli italiani. Ad Amsterdam, da turista, ne avevo avuto sentore. Ora, facendo la spesa dove la fanno finanche gli arzilli anziani (bici-muniti) locali, mi accorgo che non era una sensazione soltanto...

E alla prossima vedrò di fare una veloce carrellata sui trasporti. Vi anticipo solo che ho scoperto un sistema che farebbe schiattare di invidia anche i canoni lagom scandinavi...
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Ancora feste e ricorrenze



Gli svedesi non li facevo così festaioli.
Eppure ho scoperto che il 10 di Novembre (specialmente nello Skåne, la parte più meridionale della Svezia, che risente maggiormente dell'influenza dell'Europa continentale) si festeggiava il Mårtensafton, ossia il giorno di (San) Martino.

La cosa particolare è che il menu (perchè non c'è un giorno di festa in cui lo svedese non si abbuffi con appositi luculliani pranzi) è tutto a base di oca.
 Per quanto la spiegazione potrebbe provenire da fatto che è questo il periodo in cui le oche migrano a sud (e quindi i cacciatori son ben contenti), in realtà pare che ci sia una leggenda legata al suddetto santo che a Tours, non volendo  diventare vescovo (per motivi a me ignoti) si nascose nella boscaglia ma le oche segnalarono la sua presenza a chi lo cercava. E fu costretto a farlo  (un po' come i nostrani parlamentari...)

In realtà altre fonti a cui ho chiesto, direttamente da Malmö, assicurano che il 10-11 novembre era il giorno in cui si pagavano le tasse (ebbene si, una festa per il pagamento delle tasse...) e scadevano gli affitti agricoli, e la gente si liberava delle oche come merce di scambio per i tributi perchè erano costose da mantenere durante l'inverno.

In ogni caso il risultato è che strani (e a tratti agghiaccianti) piatti a base di oca, compaiono sulle tavole del sud della Svezia in questo periodo. E siccome dell'oca non si butta via niente, si comincia con una zuppa di sangue di oca (svartsoppa), per poi mangiarsi l'oca stessa e quindi completare il tutto col la tipica torta di mele della Scania (eblakaga), fatta col pane di segale e le mele tagliate sottilissime.

E tanto per far qualcosa di diverso, anche oggi è festa : la festa del papà (Fars dag)
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Paese di santi e...feste rosse!



No...non è l'Italia (altrimenti avrei messo anche poeti, navigatori e farabutti).

Con mia grande sorpresa il 1° novembre, in Svezia non è stato festivo (röd dag)... E me lo son spiegato con la scarsa religiosità dei vichinghi.
Tuttavia la spiegazione posticcia (e superficiale) ha retto per poco : domani, sabato 5 novembre è "alla helgons dag", Ognissanti.
Ma come? L'hanno spostato?
In realtà si. Per smarcarsi dalle chiese di rito cattolico, la Svenska Kyrkan ha avuto l'alzata di ingegno di riformare nel 1772 (ebbene si, le chiese a nord di Varese si riformano e si aggiornano...) il calendario dei santi e spostare Ognissanti alla prima domenica di Novembre.

Questi nullafacenti di svedesi, hanno pensato bene, nel 1953, di incrementare i giorni festivi annuali (evidentemente o ne avevano pochi  o danno grande importanza al riposo e al tempo libero) spostando questo giorno al sabato prima (che allora era giorno lavorativo "pieno").





Un altro modo lagom di affrontare il quotidiano. Abbiamo ancora molto da imparare.

P.S. Un barlume di "nazionalismo" : pare che l'abitudine di mettere le candele, in questo giorno, sulle tombe dei defunti sia una cosa importata da Italia e Spagna abbastanza recentemente.
E infatti questo quadra con l'arredo dei cimiteri svedesi.
Che però meritano un post a parte....
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Toccata e fuga italica


Approfittando di prezzi vantaggiosi di mamma Ryanair, mi son concesso tre giorni in Italia.
A parte il tentativo di re-make della scena dello sbarco a Milano da parte di Totò e Peppino (altro che novembre, a Roma sembra ,maggio!), il weekend lungo è stata una piacevole rimpatriata.
O meglio un ritorno al cibo italico nudo e crudo. In cui ho cominciato a raccogliere indizi su due teorie :

1) La quantità industriale di cibo che, volente o nolente, ti trovi ad ingerire, è spropositata.
Cominciano quindi a diradarsi le nebbie sul perchè la mia dieta in terra svedese faccia passi da gigante.

2) Il cibo italico è superlativo, i sapori di casa tua sono sempre i più graditi, ma... non c'è stata l'ecatombe culinaria che mi avevano paeventato un po' tutti ("Vieni qualche giorno, così ti mangi qualcosa di decente"). In Svezia riesco a conciliare del decente cibo italiano (preparato da me...evitate i ristoranti "italiani" come linea generale...nella migliore delle ipotesi i proprietari italiani veri hanno ceduto l'attività a cinesi o pakistani con tutto quello che ne consegue) con del buon cibo locale e non.

L'impatto stile "dove-c'è-Barilla-c'è-casa" non c'è stato. E probabilmente a breve mi toccherà una cena con ospiti dove, me tapino, l' "italian guy"  dovrà indossare i baffi (posticci), il mandolino e trasformarsi in una specie di oste frascatano  che soddisfi palati e aspettative (enormi) di martellanti colleghi locali...

Chi vivrà vedrà...ho in frigo anche qualche  specialità del paese...hai visto mai che gli svedesi mettono da parte i loro anonimi formaggi spalmabili e si appassionino al più rustico caciocavallo?

Vedremo...il treno sta fermando...devo scendere...non vorrei finire in qualche steppa smalandese...
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Stoccolma


Ritornare a Stoccolma è sempre piacevole. E beccare pure un clima clemente a ottobre inoltrato è una gran fortuna.
Per cui, mandati al diavolo scadenze e libri (che appena tornato hanno fatto sentire di nuovo la loro presenza incombente) mi sono concesso una gita zompettando nelle isole dell'Arcipelago.

Personalmente è stata più una gira per rilassarsi e godere un po' del lifestyle stoccolmese (e per constatare che le maldicenze che il resto degli svedesi sciorina contro i suoi abitanti sono parzialmente veritiere).
A parte qualche disagio nella zona della stazione centrale dove pare che stiano avvenendo le grandi manovre tra lavori e rinnovamento (ma almeno se ci lavorano vuol dire che a qualcuno interessa tener decente i mezzi pubblici!) la sensazione è sempre quella una città vivibilissima.
Dopo il giro di rito per i punti più "turistici" (incluso l'orrido Gimme Gimme suonato dalla banda reale al cambio della guardia) la pace di Djurgården e le passeggiate per Gamla Stan sono state ottimi rimedi per pensare ad altro. E per recriminare di non esser già in periodo natalizio: l'arredo urbano e tutto il resto è già in assetto da guerra natalizio. E la luce che si respira a Stoccolma nelle festività deve essere davvero imperdibile.

Ho sperimentato anche il trabiccolo-volante (un Fokker per voli interni) in cui eravamo in quattro gatti e sembrava più un bus (pieno di piccoli vichinghi biondissimi che mettevano a ferro e fuoco l'aeromobile) e l'ambiente è davvero piacevole : cortesia, due chiacchiere e un buon caffè servito gratis.  Si, gratis.

Roba che non vedevo da una dozzina d'anni, abituato come sono a compagnie-carro-bestiamo low cost.
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E infine tra i liceali...



...giusto per sentirsi un po' più vecchio.
Perchè alla fine, tra tutte le cose, il bilancio è quello: mi sto avviando alla pensione (che difficilmente vedrò).
Ma andiamo con ordine.

Vi ricordate della conversazione di italiano a cui ero presdestinato (ok, potete pure non ricordarvi visto che è una eternità che non scrivo sul blog...)?
Bene...qualche giorno fa c'è stata...
E il fatto di esser capitati lì nel bel mezzo della festa dei Kanelbulle (sic) , mi ha impedito di tener fede ai miei (pseudo) giuramenti ipocalorici, ingerendo kanelbulle a qualsiasi gusto...finanche al pistacchio.

Dopo questa fika di benvenuto, ci siamo fiondati nello strano mondo dei liceali : un liceo dove ognuno ha il suo bell'armadietto e dove la frequenza (nel doposcuola) ai corsi di lingua è a percentuali impressionanti.
Schivato un gruppo di svedesi parlanti giapponese (studiano anche quello, oltre a italiano, russo e alle lingue tradizionalmente studiate come il tedesco e il francese) arriviamo nell'aula degli aspiranti italianofoni.
7-8 ragazze (ma mi dicono che in realtà erano almeno una ventina gli studenti effettivi) , tutte svedesi di passaporto, ma provenienti da i posti più disparati del mondo, ci spiegano in un italiano semplice ma ben parlato, come sia bella la nostra lingua!

Tutte sono state in Italia (e quelle che non ci sono state lo imparano appositamente) e tessono le lodi di Roma, Napoli, Venezia e di Firenze...
Scopro (il tutto aiutandosi soltanto occasionalmente con l'inglese o lo svedese)  che a scarsi 17 anni hanno già girato l'Europa e parlicchiano pure altre lingue.


La conversazione, come temevo, si è ben presto tramutata in un fuoco di fila di domande sull'Italia, di lodi sperticate del caffè di Napoli, del carattere dei napoletani, della gentilezza dei sardi e della spensieratezza dei romani.
Il tutto chiesto con una naturalezza (e un più che decente italiano) che fa escludere che fosse frutto di luoghi comuni e sterotipi.

Poi il tutto vira verso il versante culinario e tutto si trasforma in una simil-trasmissione di ricette: sciorinano quasi tutto lo scibile alimentare italico con occhi sognanti e acquolina in bocca (che hanno trasmesso pure a me...) facendomi promettere, infine, che saremmo ritornati per un secondo incontro in cui avremmo portato (udite udite) la moka, oggetto che attira la loro curiosità in maniera quasi morbosa, e che le avremmo insegnato a fare il caffè.


Dulcis in fundo, gonfio dall'invidia e al limite della frustrazione per le scuole-lager in cui un po' tutti siamo cresciuti, scopro che i pischelletti svedesi cominciano la scuola a 7 anni.
E quando chiedo all'insegnante il motivo (vero o no) , mi disarma: "preferiamo far giocare i bambini un anno in più"
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Sporchi vichinghi?


Nonostante sembri che i Vichinghi non fossero per niente sporchi e poco curati (lavarsi 1 volta a settimana per quei tempi era una cosa da salutisti estremi) , i loro discendenti moderni in questi giorni qualche perplessità me l'hanno fatta destare.


E tutto è nato dalla mia prima volta in piscina.
Spogliatoi e strutture pulitissime (anche se questa dove vado forse non è di primo pelo come struttura), infatti, non mi sembra che autorizzino tutti (e sottolineo tutti) ad andare in giro SCALZI.
Ebbene si: scalzi in una piscina. Il modo perfetto per beccarsi una rognosa micosi.
"Sono dei selvaggi ", questo è stato il primo pensiero partorito da una mente agghiacciata.


A freddo, però, e pensando a come manco uno per sbaglio (che avesse 6 anni o 80) avesse una ciabatta, mi è venuto il dubbio : vuoi vedere che un motivo c'è?
E' vero che gli inservienti passano a pulire continuamente, ma continua a puzzarmi la cosa...
Nel frattempo, guardato un po' come uno zombie (visto che io le mie belle ciabattone da piscina d'ordinanza ce le avevo),  e immerso finalmente in vasca, ho scoperto che non usano manco (o ne usano pochissimo) il cloro per disinfettare l'acqua della piscina.
Due indizi fanno una prova.

Sarà l'influsso della mia mamma di sane tradizioni meridionali, ma a me hanno insegnato che nei luoghi pubblici o comuni si gira quantomeno con le ciabatte...
Devo necessariamente saperne di più...


P.S. Anche qui la percentuale di lucchetti agli armadietti è spaventosamente bassa. Che abbiano un odio viscerale per i serramenti?
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Responsi


Dopo settimane di attesa (e di scadenze in rapida successione, che mi hanno impedito la presenza più assidua sul blog ) in un paio di giorni sono arrivate, in rapida successione, due letterine che aspettavo da tempo.

La prima, quella dalla Mittuniversitetet, contenente l'esito dell'esame di svedese è arrivata per prima. Insieme con le oscenità grammaticali da me scritte nel papello dell'esame (100 domande) è arrivato il certificato  col voto e una simpatica lettera manoscritta che la terribile gerarca svedese che ci ha istruito ha scritto di suo pugno per me.
Di fatto la figura del gerarca è sempre stata una cosa di faccia : sempre disponibile, gentile e dedita con passione al proprio lavoro, ha saputo sempre darmi buoni consigli (anche pratici).

Il secondo plico con la temibile scritta Skatteverket, conteneva documenti e scartoffie che mi avvisavano che non mi è stato concesso il personnummer con spiegazioni (in svedese per imbecilli) circa il motivo.
In realtà, non è che abbia spiegato molto...ma probabilmente sono stato io che non ho allegato sufficiente documentazione.
Sto meditando se far ricorso...ma devo pensarci su.

Dopo un weekend passato a zonzo (le temperature da estate di quest'ultima settimana stanno letteralmente sollazzando i vichinghi), credo proprio che mi merito un po' di sano relax sul nuovo morbido sofa...
Anche perchè tra qualche giorno ci sarà il pomeriggio coi liceali...Curiosità a 1000!
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Meteo-anatre



La continua e perpetua domanda  "Ma lì in Svezia fa tanto freddo?", filosofia dalla quale prende nome il blog stesso, non passa mai di moda.

E nonostante le tante belle giornate (che in realtà non riesco manco a godermi appieno, maledizione!) che si stanno susseguendo, l'implacabile domanda è sempre là : "Ma lì in Svezia fa tanto freddo?"

Con sommo piacere di amici e parenti gufanti (che mi immaginano, credo, immerso nella neve fino ai glutei) oggi qualcosa è successo.

Niente tempeste di neve, nè uragani nè Kraken inferociti...Semplicemente, uno stormo di eleganti oche selvatiche, è passato sopra casa mia, starnazzando e salutando i presenti prima di partire verso sud.
 Insomma : sta arrivando l'inverno.

Non che mi freghi più di tanto. Visto che sono  un patito degli inverni rigidi e delle case calde.
E siccome la mia bella dose di figure di niente l'ho già fatta col proprietario della casa circa il riscaldamento, ho già dato.

Parto in quarta, spedendogli una mail in cui sostenevo che i termosifoni o non funzionavano, oppure non li avevano accesi. Alla quale risponde consigliandomi di metter la manopola sulla temperatura desiderata, che poi i sensori esterni si preoccupavano di accenderli quando ve ne fosse stato bisogno.

Sono in paradiso.
Già mi vedo, ritornare zuppo d'acqua e trovare la casa già calda e termosifoni già accesi.
E magari mi butto sulla mia bella poltroncina.
Che ancora non ho e che prossimamente dovrò stanare in qualche mobilificio a prezzo modico.
Si spera....
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Lezione d'italiano


In questi giorni frenetici di tempo ne ho avuto pochissimo, e la cosa mi ha impedito di occuparmi seriamente del mio diario di viaggio.
Eppure di novità qualcune ce n'è.
La più eclatante è che mi hanno invitato a parlare ad una classe di liceo, dove seguono un corso di italiano (che cavolo ci faranno gli svedesi con l'italiano rimane per me un mistero), per una sorta di scambio cultural-linguistico...
Il liceo, che avevo sempre scambiato per un seminario (complice anche il nome Katedralskolan) pare non c'entri quasi nulla con la religione (pare...) si trova in un quartiere residenziale di Växjö ed è uno dei più prestigiosi della città.

Considerando che vado apposta per essere "interrogato" dai ragazzi e per rispondere alle loro domande (in italiano) e sul pianeta-Italia, ne vedremo delle belle... Appena saprenno della vicinanza geografica della mia terra a Napoli, fioccheranno le domande sulla monnezza, a qualcuno più avvezzo alle news dovrò spiegare delle puttane di Silvio...
E siccome gli svedesi sono segretamente innamorati del nostro Paese, qualcuno che sarà venuto in vacanza in Italia, chiederà lumi sul perchè si urla sempre, sul perchè tocchiamo i nostri interlocutori quando parliamo, sull'inesistenza di biciclette e (soprattutto) di piste ciclabili,sull'alcol senza limitazioni che scorre a fiumi ad ogni occasione...

 Che pessimista, si dirà...
Beh...visto che l'insegnante (italiana) che ha organizzato l'incontro mi ha spiegato che tipicamente gli svedesi diventano loquaci in queste occasioni e sommergono il malcapitato con un fuoco di fila di domande le più disparate,  il rischio che mi impalino è concreto.
Con l'aggravante che non son sicuro di esser compreso... Vaglielo a spiegare a quelli che hanno tre diversi tipi di scomparti per il vetro e per la plastica nei rifiuti, che la raccolta differenziata in terra italica è una cosa d'elite...
Intanto la settimana prossima dovrebbe partire il mio corso di svedese livello 2...Sperando di ricevere a breve l'esito del livello 1...
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Fermo, in nome della legge!


....o almeno questo ho capito, dal labiale di un paffuto poliziotto intento a sottomettere (nel senso fisico del termine) un tizio di colore e ad ammanettarlo.
Una azione da brutale poliziotto texano nel cuore della tranquilla Svezia?

Andiamo con ordine.
Giornata di quelle tranquille e, stranamente (visto che piove poco ma spesso in questa stagione), senza  ancora pioggia.
Al ritorno dal mio quotidiano giro in bici, vedo in un piazzale la classica Volvo con la scritta Polis, con due agenti che tengono fermo un tizio, per il braccio e per il collo, schiacciandolo in terra ed intimandogli di non muoversi e di non fare resistenza (il mio svedese non è così buono...ho chiesto informazioni ai passanti successivamente...).

La scena sembra da Bronx. Come è possibile?
Da buon meridionale (l'istinto di fermarsi e informarsi sull'accaduto, credo sia una cosa innata per noialtri) mi fermo e osservo.
Basito.
Possibile che in una zona tranquilla, in pieno giorno, stia avvenendo un arresto plateale? E che mai avrà fatto il disgraziato là sotto per meritarsi le attenzioni di due incazzosi poliziotti svedesi?
In cerca di appigli logici, l'occhio cade su un terzo agente.  Nascosto dietro la macchina.
Che prende appunti..
Ma come: i colleghi si agitano a immobilizzare il criminale e quello prende appunti?

Osservo un altro po'. Chiedo in giro. Vedo altri poliziotti che si scambiano goliardie...
Mistero risolto.
A Växjö, c'è l'Accademia di polizia . E quella era una esercitazione.  Con istruttore annesso che prendeva appunti per valutare l'operato degli aspiranti poliziotti.
Oltre a lezioni frontali e accademiche (l' Accademia è un dipartimento universitario vero e proprio, con lezioni, corsi e laurea finale), sono obbligatorie e importantissime le esercitazioni pratiche.

E pare che ne facciano di tutti i tipi....
Magari mi ritrovo in qualche altra scena hollywoodiana...

P.S. Astenersi dal confronto con l'Italia....Tra picchiatori fascisti con la divisa e panzuti passacarte, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa....
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Lucchetti e relatività


E' un periodo un po' di fuoco tra le varie scadenze che mi pendono sul capo a breve, quindi sarò conciso.
Da un po' di tempo mi frulla per la testa di mettermi nei panni altrui. E nello spefico di guardare alle mie azioni con l'occhio di un indigeno.
Conoscendo un po' di gente (e un po' di bici) , infatti, ho notato la strana attitudine dei locali (molto più che degli stranieri),  di lasciare le bici parcheggiate senza uno straccio di lucchetto.
Semplicemente appoggiate alle rastrelliere o parcheggiate negli appositi spazi, anche per svariate ore.

Ho sempre pensato che per quanto un paese sia sicuro e tranquillo, difficilmente uno poteva pensare di lasciare la porta di casa aperta e non trovarci qualcosa mancante. E la Svezia non fa eccezione.

Tuttavia,senza arrivare all'estremo, tuttavia, il dato è che i lucchetti  sono pochi. Se dovessi fare una statistica molto terra terra, direi che un buon 60-70% delle bici non ha alcun lucchetto.
E non solo nel Campus, ma anche in città o in luoghi di forte traffico (supermercati, giardini, luoghi pubblici).
O gli svedesi sono una miriade di allocchi,  oppure la percezione del rischio è talmente bassa che uno si sente di "rischiare" di rimanerla senza catenaccio. .

E ora, quando metto il mio bravo lucchetto alla bici, ultimamente, mi sento quasi osservato.
E se c'è qualcuno nei dintorni immagino commenti tipo: "Ma guarda questo...mette quel catenaccio ad una bici...ma dove si crede di essere? Ma da che postaccio viene?"
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"OHHH" di meraviglia n°1



Giornata atmosfericamente pessima, seguente ad un fine settimana di intenso lavoro.
Così sembrava esser cominciata la settimana (settimana 36, più precisamente, visto che qua hanno il malsano vizio di chiamare le settimane per numero, non curandosi delle date dei singoli giorni).

E invece oggi pomeriggio, anche se non certo per la prima volta da quando ho messo piede sul suolo vichingo, si è palesato un improvviso "Ohhh" di meraviglia.
Quegli "ohh" spontanei e inattesi, che ti colgono quando qualcosa, totalmente al di fuori della tua immaginazione, ti sorprende.

Cosa è successo?
Vado a conoscere il mio simpatico professore, uno Sean Connery (ma più magro) russo, per aver delucidazioni su un corso che vorrei seguire, sull'esame e su un po' di faccende burocratiche ad esso collegato. E dopo essere stato accolto con uno stranissimo accento russo-svedese-inglese (tutti rigorosamente impiegati contemporaneamente), mi ha brevemente dato le spiegazioni richieste.
Alla richiesta di riferimenti bibliografici e di supporto per il corso, la risposta è stata : "Il testo che seguo è questo. Tenga. Questa copia è per lei".

In quel preciso istante, sono stato travolto da un oceano di ricordi.
Le corse e le sgomitate nella calca per arrivare prima dal mitico Filippo, fornitore ufficiale di libri fotocopiati.
Gli affannosi tour per le librerie di mezza città per rintracciare un libro di seconda mano (visto che non ti potevi presentare dal professore col SUO libro fotocopiato).
Le ore passate alla macchina fotocopiatrice insieme a fedeli compagni di frode, intenti a fotocopiare il fotocopiabile.
E finanche gli occhi dolci fatti ai bibliotecari, per strappare una promessa di sollecitare il rientro dal prestito di un libro che ti serviva, ma che già qualcun altro aveva conquistato prima di te.

Tutta la mia vita universitaria mi è passata davanti in un secondo.
Ho accettato con emozione ed esitazione il libro e son tornato a casa zuppo di pioggia.
Ma felice.
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Paese che vai, uffici che trovi...



Pur non essendo tra i miei principali pensieri, alla fine sono dovuto capitolare ed avere a che fare con gli uffici pubblici svedesi.
E quindi mi è toccata una scarpinata fino in centro e "far visita" all'altisonante Skatteverket (l'ufficio delle tasse) per richiedere l'onnipresente (in Svezia) personnummer.
Tecnicamente è l'equivalente del nostrano codice fiscale, solo che qua è composto da 10 cifre: le prime sei contengono la data di nascita (nel formato svedese, ovviamente, 2 cifre per l'anno 2 per il mese 2 per il giorno), mentre le successive 4 cifre sono semplicemente affibbiate dall'ufficio e contengono un carattere di controllo.

Ma a che serve fare un po' di fila (in verità manco tanta...col sistema dei numeretti, onnipresente, si risparmia tempo e si guadagna in efficienza) per accalappiarsi il codice fiscale?

Beh è impressionante sapere che per ogni minima cosa ti chiedono il personnummer : aprire un conto in banca,comprare una scheda SIM, iscriziversi ad una palestra, avere la tessera della biblioteca comunale....finanche per la carta IKEA ti chiedono il personnummer! (provato personalmente)

Tanto vale farselo dare. Se mai me lo daranno.
Ci sono dei requisiti abbastanza stringenti su chi può richiederlo. Deve permanere in Svezia almeno per un anno, deve dimostrare di avere mezzi sufficienti per sostentarsi, di avere copertura sanitaria...e manco è detto che te lo rilascino!
Molti sostengono che la concessione sia abbastanza aleatoria e che dipenda molto dall'umore dell'omino che esaminerà la tua pratica quel giorno (!). Non so se crederci, ma io intanto attendo...
Allo Skatterverket dicono che in un paio di settimane avrò notizie.
Speriamo siano buone...
Anche perchè poi devo passare al Migrationsverket per richiedere il permesso di soggiorno....
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Tutti nei banchi !




La campanella svedese, questa settimana, ha suonato.
In verità siam partiti col freno a mano tirato perchè solo un corso c'è questa settimana. Gli altri cominciano la settimana prossima.
Ma tanto meglio : inizio soft...
Cominciamo col dire che le aule sono piccole. E questo perchè è piccolo il numero di partecipanti, tipicamente. In un corso siamo in una dozzina (e spero di non venir clamorosamete smentito la settimana prossima) e le aule sono "tarate" per il numero di partecipanti ai corsi.
E questo si può fare perchè è tutto contato, scritto e catalogato. All'inizio dei corsi (in verità già da 2 mesi prima) per ogni corso si sa numero e identità dei partecipanti. Cosa che permette di sistemare al meglio le aule e non trovarsi ammassati come in aule-carro-bestiame.
Lo svantaggio del sistema è la scarsa possibilità di cambiare corsi all'ultimo minuto. Nonostante ciò, ci ho provato con un esame e attendo notizie dall'Onnisciente Segreteria (non è ironia veramente sanno tutto...ma proprio tutto!!).

I corsi sono alquanto informali, col grosso dei professori che richiede esplicitamente di esser chiamato per nome e spesso la lezione si trasforma in occasione di confronto e dibattito con gli altri. Col professore che semplicemente (e diabolicamente) fa da moderatore e lancia sassi nello stagno dell'argomento in questione.

Per il resto, sto impratichendomi con l'uso delle piste ciclabilI (mai usata una in vita mia... la tentazione è sempre quella di andare sulla carreggiata o di imbarcarsi sul marciapiede)  e imparando a conoscere negozi e supermercati, discriminandoli in base ai due prametri vitali: prezzi e distanza.

E domani dovrò vedermela con la Biblioteca e le sue infernali regole....

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Pedalata scacciapensieri



Prendere familiarità col Campus e con la geografia del luogo.
Questo è stato l'imperativo di questi giorni. E per far questo un mezzo di locomozione aiuta.
Si, perchè quando chiedi ad uno svedese quanto dista il posto X, la risposta sarà sempre "pochi minuti a piedi". Salvo poi scoprire che la destinazione è a 3-4 km di distanza.

Non li biasimo: la Svezia è grande e grossa e quindi suppongo che i locali abbiano un diverso senso del vicino/lontano.

In ogni caso, la strategia di piantonare il venditore di biciclette ha dato i suoi frutti : son riuscito a beccarmene una non troppo sofisticata, di seconda mano a prezzo usato e soprattutto (cosa fondamentale) col cestello davanti.
Il perfetto  mezzo di locomozione per far la spesa...Conto, a fine soggiorno, di rivendergliela (sperando di non perderci troppo).

In verità, stamane qualche problema ha cominciato a manifestarlo (rogne meccaniche) e ho dovuto interrompere la mia tranquilla domenica di ristoro delle forze, per andarlo a trovare e spiegargli il problema.
Dopotutto un po' d'aria per sgranchirmi le gambe e svagare la mente (piuttosto turbata da sgarbi e bassezze inattese anche a 3000 km di distanza), mi ha fatto bene.
In mezz'ora ha risolto tutto cambiandomi una ruota (a costo zero) e segnandosi anche il nome nel caso avessi problemi in futuro (una sorta di garanzia, mi ha spiegato).
Un breve giro di prova e son rientrato, notando come tra le svariate decine di biciclette parcheggiate sotto casa, sono poche quelle che hanno il lucchetto (alla mia l'ho messo...non sono abituato ancora a certi standard...).

E stasera ho tanto bisogno di Bach per rilassarmi.



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Välkommen till Växjö!



...ovvero il mio mini-appartamento svedese.
Fossi una agenzia immobiliare, sarebbe :
Luminosissimo monolocale in parco, 25 mq, quarto piano con ascensore. Zona Teleborg. Termoautonomo,  tripli vetri, doccia, TV via cavo, Internet 10Mbit.Zero spese condominiali. Posto bici e vicinissimo a fermata bus.Utenze (elettricità, internet, acqua, gas e riscaldamento) incluse nel prezzo.


E il prezzo? Meno di una stanza singola a Roma o a Milano (che è pure senza utenze).
Dopo essermi ripreso dalla scoperta che Internet sfreccia a 90 MB/s effettivi in download, i tripli vetri e il mega termosifone nella stanza mi suggeriscono qualche idea sulla quantità di freddo a cui sono abituati da queste parti...Vedremo!

Tra l'altro il precedente inquilino (come da contratto) mi ha lasciato tutto lindo e pinto. E quindi il lavoro di presa di possesso della scrivania e della toilette (i miei punti nevralgici della casa) è stata l'unica cosa che mi ha effettivamente portato via del tempo.
Oltre al mio litigio con lenzuola e piumini vichinghi, ovviamente.
Eravamo d'accordo che il proprietario mi facesse trovare cuscini, lenzuola e piumino per il letto (e che goduria scoprire che ho risparmiato il 30% rispetto a se li avessi comprati io in loco...). E così è stato.
Solo che i piumini (e i copri piumini svedesi) sono ben strani : si infilano in un abbondante sacco-lenzuolo e il piumino ci si perde dentro.
A meno che non ci siano altri motivi a me sconosciuti, questo modo barbaro di agghindare il letto è molto poco pratico.

In ogni caso, dopo aver razziato un supermercato a pochi isolati da qui (ed essermi demolito le spalle a portare 5 buste zeppe di ogni bene di consumo, nonostante il grosso del tragitto l'abbia fatto col bus), la giornata finisce in bellezza con l'allarme anti-incendio che  in piena notte decide di attivarsi e strillare in un modo che ha del demoniaco.
Il motivo non mi è ancora del tutto chiaro. Ma i sospetti ricadono sul vapore fuoriuscito dalla doccia...

Insomma..si comincia nel modo solito...
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Taxi, bus, treni e due mani robuste...


Giorni frenetici quelli appena trascorsi...
Dopo l'esame, di cui ancora non si sa l'esito (e un po' tutti cominciano a temere il peggio...) è stato un rapido susseguirsi di eventi e incontri, quasi tutti a base di cibo (strano) e alcol, ovviamente.

Il pomeriggio è passato a fare la fika (pausa) svedese a base di immancabili  caffè (sciacquato) e tè e del tanto rinomato smårgastårta , un pastone freddo a base di uova, gamberetti, maionese e un mare di altra roba.
I locali (e anche i germanici) ne vanno matti, ma a me onestamente sembra solo un modo originale ed
efficiente per riciclare i resti di cucina settimanali.

E dopo questa simpatico rito, è arrivato il momento dei saluti. Siamo sparpagliati un po' tutti a destra e manca in tutta la Svezia: nelle fredde Umeå e Luleå, qualcuno ad Östersund, molto ambita dai vacanzieri della neve, altri a Stoccolma, Sundsvall, Linköping, Uppsala e finanche a Växjö, come il sottoscritto.

E infatti il giorno dopo, fatti armi e bagagli (soprattutto bagagli),  un simpatico tassista bengalese mi accoglie col suo "Buongiorno" (non ho capito come, ma tutti in giro spizzicano qualche parola d'italiano...) e mi deposita (fermando il tassametro 100 metri prima dell'arrivo...cosa sconcertante!) al terminal dei bus.
In pochi minuti, arriva il bus per Sundsvall e dopo 40 minuti sono alla stazione per prendere il mio bel trenino X2000 per la traversata della Svezia da nord a sud.

Son stato fortunato e ho beccato un biglietto low cost per questa specie di Alta Velocità vichinga. E ci ho messo un paio d'ore ad abituarmi alla grandezza della poltrona (smisurata). In compenso, mi sono abituato subito ad internet veloce (satellitare) gratuito lungo tutto il tragitto...


Lasciati i meravigliosi paesaggi della  Höga Kusten, ci siamo diretti verso Stoccolma, passando per la bella cittadina di Gävle e per l´ ancora  più piacevole Uppsala.
Cambio veloce a Stoccolma (la cui stazione è totalmente diversa dall'ultima volta in cui ci ero passato), e di nuovo il treno veloce sfreccia tra la pioggia passando per Linköping fino ad Alvesta. E quindi di nuovo cambio sul treno da Copenhagen per Växjö.
 Finalmente a destinazione!  E in perfetto orario, ovviamente. Dopo 11 ore dalla partenza...


Replicata per l'ultima volta la tragicomica scena di me che tento di scendere dal treno (con due valigioni in grado di contenere un pastore maremmano l'uno), mi dirigo al punto di raccolta (si, anche questo era previsto), dove in pochi minuti arriva il pullmino che ci carica e ci deposita al Campus.
Sbrigate le scartoffie, acchiappo la mia chiave e mi rintano nel mio loculo...
Di cui vi racconterò nel prossimo post...



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I vichinghi e la monnezza, 1 episodio - Pant




Dopo aver ripescato tutte le bottiglie che avevo gelosamente accumulato in questi giorni, nei piu' disparati angoli della stanza, ieri è stato il Pant-day.
E quindi le bottiglie (con i loro rimasugli della squisita acqua aromatizzata al limone) sono partite per il loro percorso spirituale di re-incarnazione: la macchinetta del riciclaggio.

Bottiglie di plastica (PET) e lattine d'alluminio, in Svezia, da tempo immemore, si riciclano a tassi che superano il 90% in maniera semplice, economica e soprattutto conveniente.

L'idea è così banale che viene da riflettere sul perchè non si riescano ad adottare meccanismi simili anche da noi. Qui tra i vichinghi, è semplicemente illegale, vendere bevande pronto consumo in contenitori di PET o di alluminio, se non aderisci ad un consorzio autrizzato che smaltisca che li ricicli.
Questo permette all'acquirente di recuperare qualche soldino (pant) , per ogni bottiglia che ficca in queste macchine mangia-bottiglie, in proporzione alla grandezza della bottiglia stessa: 2 corone, 1 corona, 90 cent o 60 cent.





Per farla breve, con 14 bottiglie d'acqua, a 2 corone  per bottiglia riciclata, mi son ritornate indietro la bellezza di 28 corone (scarsi 3 euro).

Piccola annotazione : la macchinetta a in cui ho depositato le mie aveva già macinato 1 milione e 700 mila bottiglie. E stiamo parlato dell'ingresso di un supermarket di quartiere della provincia svedese...
E se uno considera che con un barile di petrolio ci si posson fare 1790 bottiglie di PET, il conto è presto fatto e....conviene!

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La scuola-villaggio vacanze



Nonostante un disgraziatissimo giorno di pioggia e vento mi abbia regalato un bel raffreddore (con mal di gola e scatarramenti annessi), sono ancora discretamente in vita e in vena di riflessioni.

Il corso di svedese si avvia a conclusione ed è tempo di tirare le somme (lo faccio ora perchè se lo faccio dopo l'esame finale potrei essere ingeneroso e lasciarmi andare al turpiloquio...).

La Mittuniversitetet, mi dicono, sia relativamente giovane come istituzione ed è sparpagliata tra Sundsvall,Härnösand e Östersund. Il campus di Härnösand è rigorosamente nel bel mezzo della città e circondato da verde e numerose aziende (che pare attraversino frequentemente la strada per andarsi a pizzicare i propri futuri dipendenti tra i giovani virgulti universitari).

La classe-tipo comprende  una aula con tantissima luce, banchi e sedie discretamente comodi, lavagne, proiettori, pc collegati ad internet....
So benissimo che fare l'elenco di quello che è presente in un'aula è alquanto patetico, ma lo diventa meno quando si è abituati a posti dove si inscenano tragedie greche per aver del gesso dai "bidelli" o dove avere un pc in classe equivale ad avere una playstation pronta all'uso.

La didattica, poi, è di tutto rispetto.
E' vero che parliamo di un corso di lingua intensivo (e magari anche altrove avremmo avuto analogo trattamento), ma trascorrere 2 settimane tra lezioni frontali e mille attività parallele a supporto della didattica è una esperienza che, mutatis mutandis, uno svedese in Italia non credo avrebbe pototuo fare.
Onnipresenti sono la tecnologia e la multimedialità : tutti i docenti sono in grado di usare un pc e non c'è niente di strano  ad attingere nella Rete, video, canzoni e quant'altro per integrare e supportare le lezioni frontali.
Studiare lo svedese-base, in modalità villaggio-vacanze (cacce al tesoro con premi, lezioni all'aperto, attività di gruppo, canzoni,giochi da tavolo e sguinzagliamenti per la città alla ricerca di cibi, bevande e abitudini locali), con docenti (almeno 3-4 per meno di 30 persone...altro che le classi pollaio della Gelmini) altamente qualificati (gente che studia da 15 anni la didattica dello svedese per stranieri) è sintomo di una volontà di qualità della didattica e dell'istruzione in generale che è totalmente agli antipodi del vezzo italico del "taglio" a scuola e università.

E qualche locale mi dice che asili e scuole elementari sono trattate finanche meglio, perchè vige il criterio per cui l'istruzione obbligatoria deve formare il grosso cittadini e deve far fronte alle differenti esigenze dei locali e degli immigrati.
Tenterò di saperne di più su asili e scuole elementari. Magari evitando di appostarmi nei paraggi...


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Come faranno 'sti svedesi?



Grazie alla Rete leggo sovente notizie dalla madrepatria.
E in questi giorni il baratro su cui banchettiamo e mandoliniamo da anni si sta facendo sotto. I tempi son cupi. Un po per tutti...o no?
Mi sono andato un po' a spulciare, giusto per non sapere nè leggere nè scrivere, i dati dell'Eurostat rispetto alle ultime rilevazioni.

Che in italia il PIL (da non confondere col PILU, che sembra vada a gonfie vele) sia da paese cristallizzato è noto da tempi immemori. E sembra pure che il resto d'Europa zoppichi.
E ovviamente, sui grandi numeri,sarà certamente così.

Tuttavia l'occhio mi è caduto (ma va?) sui dati svedesi: vuoi che la crisi falcidia tutta l'Europa e questi spendaccioni vetero-comunisti in salsa nordica non ne risentano nemmeno un po'?
Tra pensioni cospicue, sistemi sanitari ed educazione gratuiti, sussidi di disoccupazione e altre voci mangia-soldi nel welfare, vuoi che la crisi dei mercati non li abbia ridotti sul lastrico?

E pare proprio di no.
Anzi. La Svezia cresce con un PIL dell'1% rispetto al trimestre scorso, che diventa il 5,3% su base annua.
La produzione industriale è aumentata del 8.2% rispetto all'anno scorso e un tasso di disoccupazione al 7.4%.
Il tutto senza avere una goccia di petrolio e limitando più di tutti gli altri partner europei le emissioni di gas nocivi per l'ambiente.
La voglia di attribuire il merito al senso civico degli svedesi è forte, ma i norvegesi (ugualmente civili) se la stanno passando più nera...
Vuoi vedere che c'entra avere politici competenti e lungimiranti?
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Pinguini? No grazie...




Ed è arrivato finalmente il momento di svelare il misterioso (lo so, è patetico...) motivo del nome del blog.
Che cavolo c'entrano i pinguini con la Svezia?
Ebbene, il tutto affonda le proprie radici nella notte dei tempi (qualche mese fa) quando ho comunicato la mia intenzione di partire, martire, per il Nord.
Già alla vista del paese i primi mormorii tra amici e conoscenti sono sorti...La Svezia...là fa freddo...15 mesi all'anno di gelo...3 metri di neve...la terra dei suicidi e della depressione...
E via su questa lunghezza d'onda.

Una volta accettata l'idea, armato di cartina e santa pazienza ho spiegato la mia destinazione finale (mica tutti sono obbligati a conoscere la posizione di una delle più impronunciabili città svedesi?), segnalando come ci fossi già stato in "esplorazione"  in pieno inverno e che tutto sommato vivevano anche delle persone normali lì e non solo gli eredi dell'uomo delle nevi.

Il pezzo duro però è stato spiegare che prima di andarci, sarei dovuto passare per il Västernorrland, per tentare di acclimatarmi almeno col suono dello svedese parlato. Dopo la fatidica domanda : "Dove sta?" e la ancor più fatidica risposta "1000 km più su", l'esclamazione mista di stupore, rabbia, odio e costernazione di mia madre è stata : "Addirittura!! E allora vai direttamente dai pinguini! ".


Bestialità zoologiche a parte, l'espressione, suppongo, volesse condensare (riuscendoci benissimo, secondo me) il misto di rimprovero (per la serie "sei sempre in giro peggio di uno zingaro", altra performance celebre) e di preoccupazione, entrambi tipici delle mamme meridionali.

E' vero, siamo ancora all'inizio di questa avventura, ma di pinguini nessuna traccia. E nemmeno delle preoccupazioni che i pinguini totemici portavano con sè.
Speriamo che duri. Ma sono fiducioso. Sarà perchè mi sto abituando al modo di vedere il mondo degli indigeni?
Magari...

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Una scampagnata nella Guerra Fredda


Nonostante ci fossero in giro certe facce recate in dono dalla nottata precedente, Sabato mattina siamo riusciti a saltar su al bus con destinazione imprecisata.
O meglio : la destinazione era nota (Hemsö fästning) ma nessuno aveva capito che cavolo fosse. Avevamo azzardato fastning = fortezza e pensavamo un po' tutti di dirigersi verso qualche rudere o delle rovine di antichi castelli.

E invece ci siamo ritrovati nel bel mezzo di un panorama eccezionale in quella che era la più segreta delle installazioni militari svedesi: Hemsö fästning per l'appunto.

Questa installazione, che sorge su una isoletta (ci siamo dovuti imbarcare per andarci) gode di una vista eccezionale sul golfo di Botnia (Botniska viken) ed è piena zeppa di cannoni e mezzi militari mimetizzati.




Gli svedesi, a cui la cazzimma (per i non partenopei vedere qui) non manca, avevano messo su tutto sto complesso in previsione di future guerre mondiali/atomiche.
La paranoia nucleare li aveva portati a scegliere questo posto perchè a cannonate potessero difendere il porto di Härnösand , molto profondo e quindi luogo perfetto per il nemico per sbarcare con i carri armati e per proteggere il fiume Ångerman, strategico perchå portava dritto dritto alla ferrovia.


Tutta la baracca, ovviamente, è stata dismessa una trentina di anni fa quando hanno cominciato a chiedersi "Ma chi ci vuole invadere? I finlandesi a causa dell'ultima partita di hockey persa?", trasformando il tutto in una attrazione.
E ci son riusciti. Entrare nelle viscere della montagna, 50 metri sotto la roccia, e trovare una caserma perfettamente funzionante e con i più ingegnosi trucchi per campare mesi e mesi là sotto, è stata una grande sorpresa.

Dopo una abbuffata, a spese dell'università, al ristorante all'uscita e dopo aver goduto della magnifica vista da Hemsö, è stato il turno dell'imponente Högakustenbron, il ponte sulla Höga kusten (la Costa Alta), un mostro con due piloni di 200 metri di altezza e più di 1 chilometro di campata.


Obiettivamente, da queste parti, di storico hanno molto poco. Ma riescono a venderlo in confezioni talmente accattivanti e ben fatte, che alla fine son quasi contento di esser andato a vedere un bunker e un ponte.
Anche perchè lo sfondo e i paesaggi, quelli si che sono veri e incantati.
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Gozzoviglie svedesi



Non contente di averci sguinzagliato in giro per la città a chiedere ai passanti quali fossero i piatti tipici svedesi, quelle due buontempone delle nostre insegnanti, hanno pensato bene di passare dalla teoria alla pratica e di cucinare, gli impronunciabili cibi svedesi, la sera stessa.

All'inizio pensavo ci stessero prendendo per i fondelli, abituato come sono a fatiscenti università dove anche il gesso va usato con parsimonia perchè potrebbe non essercene altro, ma quando si sono presentate con le buste della spesa son rimasto con la bocca aperta.

Considerando il valore reale infimo di 1 corona (a cui dedicherò un post più avanti), avranno speso un capitale. Ma tanto paga il governo svedese.
 E la "svedesità" ha subito preso il sopravvento : veniamo divisi in gruppi, a cui vengono affidate le varie mansioni (preparazione tavolata, cucina,pulizie, intrattenimento...) e marsch, al lavoro.

Pare che il mio passaporto mi abbia fatto capitare (i gruppi non erano casuali ma studiati...farabutti svedesi!) nel gruppo aiuto-cucina.
E ne ho viste di cotte e di crude.
  • Mini-aragoste mangiate appena scongelate (succhiate, per la precisione). Li chiamano Kräftor
    Pare che sia molto chic in Svezia e che facciano dei party apposta per mangiare queste povere creature (Kräftskiva). E alla fini ti ritrovi pure digiuno.
  • Le mitiche Palt.
    Palle di farina riempite con patate e carne (mi pare fosse maiale). Assaggiata anche la variante col sanguinaccio (Blodpalt). Ma preferisco la prima.
  • Assaggini da party anche il  smörgås med  ägg och kaviar, cioè del pane con uova sode e crema di caviale spalmata sopra. Che tra l'altro si mangiano a colazione...
  • Falukorv, un salsicciotto che più svedese non si può, fatto con carne di ogni bestia: manzo, maiale e vitello. E' lungo e pieghevole, ma assomiglia molto ai mini hot-dog dell'IKEA. Da provare
In realtà ho visto decine di altre pietanze tipiche, oltre alle immancabili köttbullar med lingon, che chiunque sia stato da IKEA ha visto, ma la roba era tanta e non posso ricordarmi tutto.
Ricordo, però, che ci siamo scansati il mitico surströmming , in pratica delle sardine fermentate che puzzano come un morto. Almeno questo.

Il tutto, chiaramente, innaffiato da fiumi di  vino sudafricani (sic!) e tanti snaps di akvavit (come gli italici shot di superalcolici) preceduti, obbligatoriamente, da orecchiabili stornelli da osteria svedesi.

Morale della favola : l'insegnante, una distinta signora svedese di mezza età, che reggeva l'alcol come uno scaricatore di porto, ha iniziato un po' tutti ai culti alcolici del Norrland.
Per non parlare della storia dello snoozing...me se ne riparla domani....
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Svenska för invandrare, ovvero come insegnare lo svedese a chi ha a malapena 5 vocali



9 vocali, 18 suoni vocalici e un numero imprecisato di lettere "mangiate" quando si pronunciano le parole. Questo, in estrema sintesi, l'atroce impatto con lo svedese parlato.

E nonostante che le due insegnanti che ci sono toccate (una è la versione svedese femminile di Barney Stinson, e l'altra un pezzo di femmina con un sorriso-ipersmagliante) ce le sognamo giù nello Stivale, la differenza di pronuncia tra Y, U e O rimane per me ( e un po' per tutti) abbastanza oscura...

Ma confido nei potenti mezzi didattici svedesi. (es. domani cena sociale e la scuola ci mette i soldi per la spesa e noi cuciniamo. Con l'unico vincolo di cucinare cibo prettamente svedese e di limitare l'inglese a tavola al minimo sindacale).

Piccola sodddisfazione : oggi siamo andati (non certamente di spontanea volontà) per il centro della città a caccia di esseri autoctoni cercando di interloquire nella loro lingua e chiedere il nome di qualche pietanza locale.
E ho capito perchè quando scendono in Italia si innamorano del cibo.
Ma prima di stroncarli, devo provare almeno qualcuna delle decine di cose "svedesi doc" di cui ci hanno parlato.

Parola del giorno : ursäkta (mi scusa)
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E alla fine...si parte!



Il tragitto per Härnösand (2451 Km, dice Google Maps) è stato lungo.
Ma dopo esser riuscito a passare indenne il controllo bagagli dell'altisonante Norwegian Airlines (avevo 5-6 kg più del dovuto...ma l'ho scampata), una veloce pennica sul volo Roma-Stoccolma (nonostante quintalate di marmocchi norvegesi che scorazzavano per l'aeroplano) mi ha consentito di riprendermi in tempo per toccare con mano la gentilezza delle hostess norvegesi.

Sia chiaro, viaggiando sempre in low-cost è quasi ovvio che fossi abituato a hostess racchie e antipatiche, e lo smagliante sorriso di queste gentili donzelle, unitamente al suono dolce del "tack" infilato sempre e dovunque alla fine della frase, mi ha rinfrancato non poco.
Il tutto con  la foto-santino della Garbo sulla livrea...

Scalo ad Arlanda, con pioggerellina estiva inclusa e dopo un paio d'ore si prende l'aereo più silenzioso mai visto.
Non sto parlando dei clangori metallici o di reattori invisibili ai radar, ma semplicemente del silenzio tombale che si respirava: ordinati robottini nordici sistemavano i bagagli, si accomodavano al proprio posto e leggevano un giornale.
Nulla a che vedere con le bolge infernali made-in-Ryanair (a cui poco onorevolmente ho preso parte anche io in passato).

Arrivati a Sundsvall, il tassista ci aspetta con il cartello, spizzica si e no mezza parola e dopo 15 minuti a 110 km/h (fissi....sembrava rotta la lancetta), ci deposita a suon di tack davanti all'ostello.

Il tempo di accorgermi che sono le 21 ed è ancora pieno giorno e dopo qualche minuto crollo come un sacco di patate sul letto....Buonanotte!!!



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Destinazione Svezia: un lupo nella terra dei pinguini



Orbene...I più arguti si saranno accorti della palese assurdità di posizionare i pinguini in Svezia.
Ebbene, si!
Non ci sono pinguini in Svezia (a parte quelli nei parchi zoologici, ovviamente) nè tantomeno ho intenzione di portarceli. La storia dei pinguini nasce qualche tempo fa, durante una delle mie sessioni di chiacchiere da bar. Ma lascio un po' di suspance e ne parlerò più  in là....

Per ora basta sapere che  sono in partenza per il paese dei vichinghi e ci starò per lungo tempo causa scambio cultural-accademico.
Il percorso dalle verdi montagne irpine fino alla destinazione finale, ovvero il mitico  Småland, terra di  laghi, boschi e di gente tirchia (che bella prospettiva, eh?), vedrà qualche tappa intermedia nel nord (in realtà non è manco troppo a nord il Västernorrland) e tanti tanti chilometri da macinare a brevissimo. E tante cose da raccontare.

Perchè scrivo l'ennesimo blog? Semplicemente, per condividere e fissare su carta (elettronica) le tante esperienze che spero vivrò in terra di Svezia. Se poi la cosa dovesse affascinare ed interessare anche i visitatori del sito....beh... sarebbe il massimo.

Che dire...aggiungete "Dalla Svezia coi pinguini" nel blogroll e fateci una capatina : spero di aggiornarlo ogni volta che salterà fuori qualche novità...
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