Meteo-anatre



La continua e perpetua domanda  "Ma lì in Svezia fa tanto freddo?", filosofia dalla quale prende nome il blog stesso, non passa mai di moda.

E nonostante le tante belle giornate (che in realtà non riesco manco a godermi appieno, maledizione!) che si stanno susseguendo, l'implacabile domanda è sempre là : "Ma lì in Svezia fa tanto freddo?"

Con sommo piacere di amici e parenti gufanti (che mi immaginano, credo, immerso nella neve fino ai glutei) oggi qualcosa è successo.

Niente tempeste di neve, nè uragani nè Kraken inferociti...Semplicemente, uno stormo di eleganti oche selvatiche, è passato sopra casa mia, starnazzando e salutando i presenti prima di partire verso sud.
 Insomma : sta arrivando l'inverno.

Non che mi freghi più di tanto. Visto che sono  un patito degli inverni rigidi e delle case calde.
E siccome la mia bella dose di figure di niente l'ho già fatta col proprietario della casa circa il riscaldamento, ho già dato.

Parto in quarta, spedendogli una mail in cui sostenevo che i termosifoni o non funzionavano, oppure non li avevano accesi. Alla quale risponde consigliandomi di metter la manopola sulla temperatura desiderata, che poi i sensori esterni si preoccupavano di accenderli quando ve ne fosse stato bisogno.

Sono in paradiso.
Già mi vedo, ritornare zuppo d'acqua e trovare la casa già calda e termosifoni già accesi.
E magari mi butto sulla mia bella poltroncina.
Che ancora non ho e che prossimamente dovrò stanare in qualche mobilificio a prezzo modico.
Si spera....
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Lezione d'italiano


In questi giorni frenetici di tempo ne ho avuto pochissimo, e la cosa mi ha impedito di occuparmi seriamente del mio diario di viaggio.
Eppure di novità qualcune ce n'è.
La più eclatante è che mi hanno invitato a parlare ad una classe di liceo, dove seguono un corso di italiano (che cavolo ci faranno gli svedesi con l'italiano rimane per me un mistero), per una sorta di scambio cultural-linguistico...
Il liceo, che avevo sempre scambiato per un seminario (complice anche il nome Katedralskolan) pare non c'entri quasi nulla con la religione (pare...) si trova in un quartiere residenziale di Växjö ed è uno dei più prestigiosi della città.

Considerando che vado apposta per essere "interrogato" dai ragazzi e per rispondere alle loro domande (in italiano) e sul pianeta-Italia, ne vedremo delle belle... Appena saprenno della vicinanza geografica della mia terra a Napoli, fioccheranno le domande sulla monnezza, a qualcuno più avvezzo alle news dovrò spiegare delle puttane di Silvio...
E siccome gli svedesi sono segretamente innamorati del nostro Paese, qualcuno che sarà venuto in vacanza in Italia, chiederà lumi sul perchè si urla sempre, sul perchè tocchiamo i nostri interlocutori quando parliamo, sull'inesistenza di biciclette e (soprattutto) di piste ciclabili,sull'alcol senza limitazioni che scorre a fiumi ad ogni occasione...

 Che pessimista, si dirà...
Beh...visto che l'insegnante (italiana) che ha organizzato l'incontro mi ha spiegato che tipicamente gli svedesi diventano loquaci in queste occasioni e sommergono il malcapitato con un fuoco di fila di domande le più disparate,  il rischio che mi impalino è concreto.
Con l'aggravante che non son sicuro di esser compreso... Vaglielo a spiegare a quelli che hanno tre diversi tipi di scomparti per il vetro e per la plastica nei rifiuti, che la raccolta differenziata in terra italica è una cosa d'elite...
Intanto la settimana prossima dovrebbe partire il mio corso di svedese livello 2...Sperando di ricevere a breve l'esito del livello 1...
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Fermo, in nome della legge!


....o almeno questo ho capito, dal labiale di un paffuto poliziotto intento a sottomettere (nel senso fisico del termine) un tizio di colore e ad ammanettarlo.
Una azione da brutale poliziotto texano nel cuore della tranquilla Svezia?

Andiamo con ordine.
Giornata di quelle tranquille e, stranamente (visto che piove poco ma spesso in questa stagione), senza  ancora pioggia.
Al ritorno dal mio quotidiano giro in bici, vedo in un piazzale la classica Volvo con la scritta Polis, con due agenti che tengono fermo un tizio, per il braccio e per il collo, schiacciandolo in terra ed intimandogli di non muoversi e di non fare resistenza (il mio svedese non è così buono...ho chiesto informazioni ai passanti successivamente...).

La scena sembra da Bronx. Come è possibile?
Da buon meridionale (l'istinto di fermarsi e informarsi sull'accaduto, credo sia una cosa innata per noialtri) mi fermo e osservo.
Basito.
Possibile che in una zona tranquilla, in pieno giorno, stia avvenendo un arresto plateale? E che mai avrà fatto il disgraziato là sotto per meritarsi le attenzioni di due incazzosi poliziotti svedesi?
In cerca di appigli logici, l'occhio cade su un terzo agente.  Nascosto dietro la macchina.
Che prende appunti..
Ma come: i colleghi si agitano a immobilizzare il criminale e quello prende appunti?

Osservo un altro po'. Chiedo in giro. Vedo altri poliziotti che si scambiano goliardie...
Mistero risolto.
A Växjö, c'è l'Accademia di polizia . E quella era una esercitazione.  Con istruttore annesso che prendeva appunti per valutare l'operato degli aspiranti poliziotti.
Oltre a lezioni frontali e accademiche (l' Accademia è un dipartimento universitario vero e proprio, con lezioni, corsi e laurea finale), sono obbligatorie e importantissime le esercitazioni pratiche.

E pare che ne facciano di tutti i tipi....
Magari mi ritrovo in qualche altra scena hollywoodiana...

P.S. Astenersi dal confronto con l'Italia....Tra picchiatori fascisti con la divisa e panzuti passacarte, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa....
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Lucchetti e relatività


E' un periodo un po' di fuoco tra le varie scadenze che mi pendono sul capo a breve, quindi sarò conciso.
Da un po' di tempo mi frulla per la testa di mettermi nei panni altrui. E nello spefico di guardare alle mie azioni con l'occhio di un indigeno.
Conoscendo un po' di gente (e un po' di bici) , infatti, ho notato la strana attitudine dei locali (molto più che degli stranieri),  di lasciare le bici parcheggiate senza uno straccio di lucchetto.
Semplicemente appoggiate alle rastrelliere o parcheggiate negli appositi spazi, anche per svariate ore.

Ho sempre pensato che per quanto un paese sia sicuro e tranquillo, difficilmente uno poteva pensare di lasciare la porta di casa aperta e non trovarci qualcosa mancante. E la Svezia non fa eccezione.

Tuttavia,senza arrivare all'estremo, tuttavia, il dato è che i lucchetti  sono pochi. Se dovessi fare una statistica molto terra terra, direi che un buon 60-70% delle bici non ha alcun lucchetto.
E non solo nel Campus, ma anche in città o in luoghi di forte traffico (supermercati, giardini, luoghi pubblici).
O gli svedesi sono una miriade di allocchi,  oppure la percezione del rischio è talmente bassa che uno si sente di "rischiare" di rimanerla senza catenaccio. .

E ora, quando metto il mio bravo lucchetto alla bici, ultimamente, mi sento quasi osservato.
E se c'è qualcuno nei dintorni immagino commenti tipo: "Ma guarda questo...mette quel catenaccio ad una bici...ma dove si crede di essere? Ma da che postaccio viene?"
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"OHHH" di meraviglia n°1



Giornata atmosfericamente pessima, seguente ad un fine settimana di intenso lavoro.
Così sembrava esser cominciata la settimana (settimana 36, più precisamente, visto che qua hanno il malsano vizio di chiamare le settimane per numero, non curandosi delle date dei singoli giorni).

E invece oggi pomeriggio, anche se non certo per la prima volta da quando ho messo piede sul suolo vichingo, si è palesato un improvviso "Ohhh" di meraviglia.
Quegli "ohh" spontanei e inattesi, che ti colgono quando qualcosa, totalmente al di fuori della tua immaginazione, ti sorprende.

Cosa è successo?
Vado a conoscere il mio simpatico professore, uno Sean Connery (ma più magro) russo, per aver delucidazioni su un corso che vorrei seguire, sull'esame e su un po' di faccende burocratiche ad esso collegato. E dopo essere stato accolto con uno stranissimo accento russo-svedese-inglese (tutti rigorosamente impiegati contemporaneamente), mi ha brevemente dato le spiegazioni richieste.
Alla richiesta di riferimenti bibliografici e di supporto per il corso, la risposta è stata : "Il testo che seguo è questo. Tenga. Questa copia è per lei".

In quel preciso istante, sono stato travolto da un oceano di ricordi.
Le corse e le sgomitate nella calca per arrivare prima dal mitico Filippo, fornitore ufficiale di libri fotocopiati.
Gli affannosi tour per le librerie di mezza città per rintracciare un libro di seconda mano (visto che non ti potevi presentare dal professore col SUO libro fotocopiato).
Le ore passate alla macchina fotocopiatrice insieme a fedeli compagni di frode, intenti a fotocopiare il fotocopiabile.
E finanche gli occhi dolci fatti ai bibliotecari, per strappare una promessa di sollecitare il rientro dal prestito di un libro che ti serviva, ma che già qualcun altro aveva conquistato prima di te.

Tutta la mia vita universitaria mi è passata davanti in un secondo.
Ho accettato con emozione ed esitazione il libro e son tornato a casa zuppo di pioggia.
Ma felice.
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Paese che vai, uffici che trovi...



Pur non essendo tra i miei principali pensieri, alla fine sono dovuto capitolare ed avere a che fare con gli uffici pubblici svedesi.
E quindi mi è toccata una scarpinata fino in centro e "far visita" all'altisonante Skatteverket (l'ufficio delle tasse) per richiedere l'onnipresente (in Svezia) personnummer.
Tecnicamente è l'equivalente del nostrano codice fiscale, solo che qua è composto da 10 cifre: le prime sei contengono la data di nascita (nel formato svedese, ovviamente, 2 cifre per l'anno 2 per il mese 2 per il giorno), mentre le successive 4 cifre sono semplicemente affibbiate dall'ufficio e contengono un carattere di controllo.

Ma a che serve fare un po' di fila (in verità manco tanta...col sistema dei numeretti, onnipresente, si risparmia tempo e si guadagna in efficienza) per accalappiarsi il codice fiscale?

Beh è impressionante sapere che per ogni minima cosa ti chiedono il personnummer : aprire un conto in banca,comprare una scheda SIM, iscriziversi ad una palestra, avere la tessera della biblioteca comunale....finanche per la carta IKEA ti chiedono il personnummer! (provato personalmente)

Tanto vale farselo dare. Se mai me lo daranno.
Ci sono dei requisiti abbastanza stringenti su chi può richiederlo. Deve permanere in Svezia almeno per un anno, deve dimostrare di avere mezzi sufficienti per sostentarsi, di avere copertura sanitaria...e manco è detto che te lo rilascino!
Molti sostengono che la concessione sia abbastanza aleatoria e che dipenda molto dall'umore dell'omino che esaminerà la tua pratica quel giorno (!). Non so se crederci, ma io intanto attendo...
Allo Skatterverket dicono che in un paio di settimane avrò notizie.
Speriamo siano buone...
Anche perchè poi devo passare al Migrationsverket per richiedere il permesso di soggiorno....
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Tutti nei banchi !




La campanella svedese, questa settimana, ha suonato.
In verità siam partiti col freno a mano tirato perchè solo un corso c'è questa settimana. Gli altri cominciano la settimana prossima.
Ma tanto meglio : inizio soft...
Cominciamo col dire che le aule sono piccole. E questo perchè è piccolo il numero di partecipanti, tipicamente. In un corso siamo in una dozzina (e spero di non venir clamorosamete smentito la settimana prossima) e le aule sono "tarate" per il numero di partecipanti ai corsi.
E questo si può fare perchè è tutto contato, scritto e catalogato. All'inizio dei corsi (in verità già da 2 mesi prima) per ogni corso si sa numero e identità dei partecipanti. Cosa che permette di sistemare al meglio le aule e non trovarsi ammassati come in aule-carro-bestiame.
Lo svantaggio del sistema è la scarsa possibilità di cambiare corsi all'ultimo minuto. Nonostante ciò, ci ho provato con un esame e attendo notizie dall'Onnisciente Segreteria (non è ironia veramente sanno tutto...ma proprio tutto!!).

I corsi sono alquanto informali, col grosso dei professori che richiede esplicitamente di esser chiamato per nome e spesso la lezione si trasforma in occasione di confronto e dibattito con gli altri. Col professore che semplicemente (e diabolicamente) fa da moderatore e lancia sassi nello stagno dell'argomento in questione.

Per il resto, sto impratichendomi con l'uso delle piste ciclabilI (mai usata una in vita mia... la tentazione è sempre quella di andare sulla carreggiata o di imbarcarsi sul marciapiede)  e imparando a conoscere negozi e supermercati, discriminandoli in base ai due prametri vitali: prezzi e distanza.

E domani dovrò vedermela con la Biblioteca e le sue infernali regole....

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